Come dice il testo che, appunto, si intitola “Il pompiere salta cavallerescamente il kamikaze”, non si tratta né dell’eroe che spegne le fiamme mortali o salva la vittima, né del notturno distruttore che ha la vocazione della morte, ma di due illustri (ai loro tempi) giocatori di calcio, l’uno milanista (Gunnar Nordhal, centravanti, pompiere), l’altro interista (Giorgio Ghezzi, portiere, kamikaze): spericolati entrambi, entrambi cavallereschi; e i nomi con cui furono famosi, per antonomasia, derivano dai mezzi di comunicazione di massa di allora: la radio, i giornali sportivi. Cita Lamberti: “Nell’ultimo derby il pompiere/ salta cavallerescamente il kamikaze”. ... Il poeta è ora il pompiere che agisce e opera per acquietare e riordinare le violenze, le drammaticità, le miserie, le angosce fino alla disperazione e alla tentazione della distruzione e dell’autodistruzione, e che allora si mostra come il kamikaze che affronta il rischio della sconfitta del mondo e con il suo coraggio, che sembra follia, lo salva e conserva l’onore inviolato della metaforica rete.
(Giorgio Barberi Squarotti)