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È un libro che racconta una piccola storia, parte effettuale di una grande storia. La piccola storia - che l’autore chiama “Riabilitare la città” – riguarda il superamento degli ospedali psichiatrici di Imola negli anni 80-90, attraverso la partecipazione attiva della comunità, uno tra gli esempi più importanti di salute mentale comunitaria. La grande storia è il processo di liberazione dell’essere umano, che cerca, nelle contraddizioni storiche e sociali, i riferimenti ideali per promuovere i cambiamenti. In questacircostanza l’orientamento è il pensiero basagliano della “Deistituzionalizzazione”: un processo dialettico, che va al di là di una semplice riforma e che cercadi dare concretezza ai valori di un’utopia – quella di una società senza manicomi. Ciò che è in gioco è la ricerca di una rottura con ogni logica escludente, riflesso di una società di disuguali. La deistituzionalizzazione si configura, in sostanza, come un movimento per trasformare la società, attraverso pratiche collettive che si muovono nelle correnti calde dell’immaginazione creativa. In questa prospettiva, la vicenda imolese degli anni ‘80 continua a mantenere una sua forte attualità, per il suo messaggio di speranza nelle possibilità di riscatto e di emancipazione dell’essere umano. L’autore usa uno stile di esposizione, talora metaforico e poetico, che guida i lettori, anche di ambiti diversi da quelli della psicologia e della psichiatria, alla comprensione dei fenomeni che sostengono i processi della cura e della riabilitazione in psichiatria.
Ernesto Venturini è stato uno degli attori più importanti nello sviluppo e nella realizzazione del nuovo modello di assistenza della salute mentale in Italia. Negli anni '60 e '70, al fianco di Franco Basaglia, ha guidato gli interventi nel manicomio di Gorizia e in seguito in quello di Trieste. Ha partecipato a programmi di cooperazione nella salute mentale in diversi paesi dell’Africa e dell’America Latina, spesso nel ruolo di consulente dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).